Un detto Zen dice: “quando hai fame, mangia”. Sembra semplice, ma non lo è. Mangiamo per motivi diversi che non sempre coincidono con lafame fisiologica, quella che ci assicura le riserve di energia e quindi la sopravvivenza. In questo periodo, in particolare, può capitare che il cibo diventi un’alternativa frequente per trascorrere queste lunghe giornate. Mangiare, infatti, può servire per calmarci, premiarci o intrattenerci. Spesso dichiariamo di aver fame, ma se dovessimo descrivere come facciamo a saperlo è difficile rispondere. Alcuni bambini dicono di avere sempre fame, ma siamo sicuri si tratti realmente di una fame fisiologica? Molti bambini poco dopo aver finito di pranzare o di far merenda tornano dal genitore o dal nonno chiedendo nuovamente cibo. A volte potrebbe trattarsi di “fame” di coccole, attenzioni, considerazione. Altre volte, invece, potrebbe essere l’incapacità a gestire la noia o i momenti vuoti e non programmati della giornata.
È importante diventare consapevoli di cosa ci spinge a mangiare, investigare la nostra esperienza con i vari tipi di fame, inserendo un momento di riflessione prima di consumare un alimento. Anche di questo si occupa il mindful eating e ci guida alla scoperta dei diversi tipi di fame. I tipi di fame che ha individuato sono 9e corrispondono a parti del corpo (occhi, naso, bocca, orecchie, tatto, stomaco, cellule, mente e cuore): ognuno ha la sua importanza. Conoscerli può aiutarci a diventare più consapevoli del nostro comportamento alimentare per soddisfare ciascun tipo nel modo più appropriato evitando che il cibo diventi l’unica soluzione.
- Fame degli occhi
Un cibo colorato o ben impiattato attrae e può far venire l’acquolina in bocca. Gli occhi possono convincere la mente ad ignorare i segnali dello stomaco e del corpo. Può essere un esempio la vista del carrello dei dolci al ristorante dopo un pasto abbondante e saziante. All’arrivo del carrello dei dolci i propositi e la sensazione di pienezza possono essere abbandonati e gli occhi convincono lo stomaco a fare un piccolo sforzo. |
2. La fame del naso
L’olfatto ha un ruolo importante nella scelta di un cibo; ci sono profumi “irresistibili” come quello del pane appena sfornato. Quello che noi definiamo “gusto” o “sapore” di un cibo dipende quasi interamente dal suo odore. Ci rendiamo conto di questo quando abbiamo un forte raffreddore. Non sentiamo l’odore del cibo e ci sembra che non abbia gusto. Senza l’olfatto si perdono tutte le sottigliezze del sapore, poiché la lingua da sola è in grado di distinguere solo cinque gusti (dolce, salato, amaro, acido e umami). |
3. Fame della bocca
Il desiderio della bocca è di sensazioni piacevoli e dipende dalla genetica, dalle abitudini familiari, culturali e dai condizionamenti. Se vogliamo essere soddisfatti mentre mangiamo la mente deve essere consapevole di cosa succede in bocca: se guardi la tv mentre mangi potresti sentirti insoddisfatto e aver bisogno del bis.
Se abituiamo la nostra bocca ad essere sempre stimolata con spuntini o sgranocchiando non sarà felice vuota. |
4. Fame delle orecchie
Ci sono suoni che stimolano curiosità e attrattiva verso il cibo, come lo “scrocchiare” del pop corn. Parte del piacere che proviamo quando mangiamo deriva dall’udito. Questa preferenza è ben nota alle industrie tanto che molte pubblicità mettono in risalto proprio questa caratteristica del prodotto (kit-kat, gran pavesi….); basti pensare che quando l’Algida ha cambiato la consistenza del cioccolato del famoso Magnum le vendite sono calate drasticamente spingendo l’azienda a tornare alla vecchia formula. Ricordati che se non sentiamo il suono di ciò che mangiamo tendiamo a mangiare più cibo, quindi attenzione al livello del rumore intorno a noi. |
5. Fame del tatto
Mangiare è più soddisfacente quando agli altri sensi si aggiunge anche il tatto; il tatto non si limita alle sole mani, ma coinvolge anche labbra e lingua. Rallentare il pasto utilizzando il tatto può aprire alla possibilità di trasformare l’esperienza alimentare in un momento soddisfacente ed appagante. È bene lasciare che i neonati mangino con le mani, questo li aiuta ad imparare ad autoregolarsi.
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6. Fame dello stomaco
Quali sono i segnali dello stomaco quando ha fame? Si può sentire una sensazione di vuoto, un senso di costrizione, dei crampi spiacevoli che ci spingono a fare qualcosa. Questo è stato fondamentale per la sopravvivenza, per non morire di fame. Possiamo perdere la nostra capacità innata di riconoscere i segnali provenienti dallo stomaco quando puntualmente ignoriamo i suoi segnali o se ci affidiamo a fonti esterne (diete, pubblicità….) per decidere cosa e quanto dobbiamo mangiare. Allo stomaco non interessano i sapori ma il volume: ci manda segnali quando si aspetta del cibo e non lo riceve e quando è troppo pieno ci manda un segnale di fastidio e di disagio. La buona notizia è che siamo noi a dire allo stomaco quando deve aver fame attraverso la regolarità del momento dei pasti, questo perché lo stomaco si abitua ad aspettarsi cibo in quegli orari e comincerà a brontolare se non lo riceve.
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7. Fame cellulare
È la fame fisiologica, rappresenta il motivo principale per cui mangiamo. Paradossalmente non è così facile da sentire. Il desiderio di una banana o di un’albicocca rappresentano la ricerca di potassio, nel caso del cioccolato si tratterà di magnesio. I bambini sono in grado di riconoscere in modo intuitivo la necessità di mangiare e di cosa il corpo ha bisogno. Col passare del tempo, però, a causa di condizionamenti esterni può succedere di perdere questa abilità. È quindi necessario riscoprirla. A volte quella che ci sembra fame è sete delle cellule.
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8. Fame della mente
Si basa sui pensieri (dovrei, non dovrei, mi merito…), include informazioni, istruzioni e attiva il giudice/critico interiore. Tutti noi sviluppiamo nel tempo delle etichette applicandole ai cibi (cibi sani, cibi spazzatura, cibi concessi e cibi proibiti e così via…). Quando mangiamo basandoci sulle nostre convinzioni il nostro modo di mangiare si basa sulla preoccupazione. Quando la mente pensa a ciò che “dovremmo” o “non dovremmo” mangiare il piacere svanisce. |
9. Fame del cuore
Spesso mangiamo per noia, per provare a cambiare il nostro stato d’animo, per scacciare via emozioni spiacevoli, scomode, per alleviare il senso di solitudine… si mangia per riempire un vuoto…non dello stomaco. Per ognuno di noi sarà un cibo diverso che ha il gusto dell’amore o che ci evoca un ricordo positivo e ci fa stare meglio. È importante sapere che il cibo che mettiamo nello stomaco non può riempire il senso di vuoto , nè alleviare il dolore del cuore. La fame del cuore, in altre parole, non ha bisogno di cibo. Nessun cibo potrà mai soddisfare questo tipo di fame. |
È importante aiutare i bambini a distinguere i vari tipi di fame e a non rispondere sempre con il cibo. Se ci rendiamo conto che la richiesta di cibo da parte di un bambino è frequente proviamo a capirne le ragioni e aiutiamolo a trovare delle alternative per soddisfare il bisogno del momento. In queste lunghe giornate proviamo ad esercitarci insieme ai bambini, impariamo a riconoscere i diversi tipi di fame e ogni volta, prima di mangiare proviamo a chiederci “Chi è che ha fame lì dentro”? efare una rapida valutazione: su una scala da 0 a 10, quanta è la fame degli occhi? Della bocca?…Una volta che conosciamo la risposta possiamo mangiare in maniera adeguata e soddisfare tutte le parti di noi che hanno fame, ognuna con la risposta più adeguata. La fame cellulare e quella dello stomaco possono essere soddisfatte solo mangiando e bevendo, esistono molte altre alternative al cibo per soddisfare gli altri sette tipi di fame.
Tratto da : Mindful eating di Jan Chozen Bays- Enrico Damiani Editore
A cura di Cinzia Katia Frontignano (Dietista e Nutrizionista)
Si occupa di alimentazione preventiva-protettiva e di cura nelle varie fasi della vita. Perfezionata in nutrizione pediatrica, alimentazione e longevità, ha conseguito un master in nutrizione clinica e uno in disturbi del comportamento alimentare; si occupa di alimentazione della donna sana, con patologie e di alimentazione e tumore al seno; laureata in scienze e tecniche psicologiche coniuga le diverse competenze per favorire il cambiamento di abitudini ed un approccio al cibo sereno, lontano da privazioni, funzionale al benessere e al mantenimento di un buon equilibrio tra corpo e mente.