Siamo tutti preoccupati per quella che sembra essere un’epidemia: parliamo del Coronavirus, che sta interessando il nostro Paese e che ha costretto il Governo a mettere in atto misure cautelari piuttosto importanti. Abbiamo chiesto al Professor Nicola Principi di aiutarci a fare chiarezza.
1. Professore, inutile dire che siamo tutti preoccupati per questa epidemia di Coronavirus che sta interessando il nostro Paese. Ci può spiegare cos’è il COVID 19, come si manifesta e quali sono i sintomi che devono far scattare il campanello d’allarme e rivolgersi al medico o al numero di assistenza 1500?
Il nuovo virus che è stato denominato SARS-Cov-2 e che dà la malattia denominata COVID-19 è un virus appartenete alla famiglia dei Coronavirus, così chiamati per come appaiono alla microscopia elettronica. Si tratta di virus che fino alla fine del secolo scorso erano considerati di scarsissima importanza clinica perché capaci di dare solo forme respiratorie banali. Con il nuovo secolo, la comparsa della SARS e della MERS, patologie respiratorie dovute a Coronavirus in precedenza non conosciuti ma di estrema gravità ha rivelato che anche tra i Coronavirus potevano esistere forme dotate di particolare aggressività. SARS-Cov-2 è il terzo di questo gruppo. Anch’esso può dare una polmonite estremamente grave che può condurre a morte, anche se il rischio di una evoluzione fatale sembra essere un poco inferiore rispetto a quello della SARS.
Rispetto alla SARS, tuttavia, sembra contagiare con più facilità ed avere, quindi maggiore diffusione. Ciò spiega perché, malgrado l’apparente minore virulenza, il numero dei morti da SARS-Cov-2 è oggi già maggiore di quello registrato con la SARS. Il quadro clinico è essenzialmente quello di una forma influenzale. Come per l’influenza, in moltissimi casi la sintomatologia si limita a qualche linea di febbre e a manifestazioni di modesto interessamento respiratorio con tosse e catarro. Purtroppo un numero di casi non trascurabile, superiore a quello dell’influenza, sviluppa polmonite la cui prognosi può essere molto negativa, specie negli anziani con coesistenti patologie gravi. Si è calcolato che l’incubazione possa variare tra 2 a 14 giorni anche se alcuni ricercatori pensano che il periodo possa essere anche più lungo
2. Quali sono le principali forme di contagio?
Come tutte le infezioni da virus respiratori, anche quella da COVID-19, si trasmette attraverso le secrezioni respiratorie. Queste possono arrivare dal contagiante al contagiato per contatto diretto, cioè trasportate dalla saliva o dal muco nasale o faringeo durante un colloquio o durante uno starnuto o un colpo di tosse. Inoltre, è possibile che ci si infetti anche toccando un oggetto su cui sia finito in precedenza un certo quantitativo di saliva o di secrezioni respiratorie di un soggetto infetto. Per quanto non vi siano dati certi sul nuovo virus, per similitudine con quanto dimostrato per gli altri coronavirus cause di SARS e MERS si può ritenere che anche il nuovo coronavirus possa rimane infettante per alcuni giorni quando depositato sulle superfici. Inoltre, si tiene che possa rimanere infettante per un certo tempo anche se presente nei cibi. Il soggetto infetto elimina il virus per diversi giorni anche se la durata e la quantità di virus eliminati è maggiore nei casi gravi rispetto a quelli lievi.
3. Quali sono gli atteggiamenti precauzionali da adottare per prevenire e limitare al massimo la possibilità di contagio?
In generale sono quelli indicati nel decreto approvato dal Consiglio dei Ministri, ovvero limitare il più possibile la presenza in posti affollati, mettere in atto quanto più attentamente possibile le misure di prevenzione tra le quali il lavaggio delle mani è essenziale e, non entrare od uscire dalle cosiddette zone rosse, vale a dire le aree geografiche nelle quali sono stati individuati focolai epidemici. A questo si può aggiungere la pulizia delle superfici potenzialmente contaminate con un disinfettante e la cottura dei cibi visto che il virus è termolabile.
4. Lei ritiene che le norme cautelari prese dal nostro Governo, ossia la chiusura delle scuole e la limitazione degli eventi sociali, nonché la quarantena dei casi sospetti e la richiesta di non recarsi in strutture sanitarie se si pensa di essere infetti, siano sufficienti a limitare l’epidemia e a garantire il ripristino della normale situazione?
Sono adeguate a limitare la diffusione dei casi e, quindi, a ridurre la durata dell’epidemia. E’ chiaro, tuttavia, che non possono farla estinguere in modo drastico in poco tempo perché le misure restrittive possono essere messe in pratica con relativa facilità in certi casi ma non sono attuabili in altri se non come interventi in condizioni di rischi molto maggiori degli attuali. Si pensi ai mezzi pubblici delle grandi città, ove il contatto tra persone è inevitabile, che non possono essere aboliti se non con gravissime limitazioni dellalibertà personale o a certe attività commerciali la cui apertura è indispensabile per i rifornimenti.
5. Sa dirci, in linea generale, i tempi? Entro quante settimane, o mesi, potremo abbandonare gli atteggiamenti precauzionali e a tornare, per così dire, alla normalità?
E’ una domanda alla quale non è possibile rispondere, visto che molte cose sulla diffusione del virus e sui suoi possibili comportamenti non sono prevedibili. Certo è che la epidemia avrà un picco e poi comincerà a ridursi ma non è chiaro quando succederà. Certamente il tempo necessario ad un miglioramento molto significativo della situazione sarà molto lungo, di mesi. Si consideri che in Cina sono ormai molte settimane che l’epidemia è iniziata ma siamo ben lontani da una sua estinzione anche se ci sono segnali di una riduzione dei contagi.
6. Quali sono le indicazioni fondamentali che dovremmo dare ai nostri bambini per aiutarli a prevenire in prima persona il contagio?
Per quelli di età scolare la cosa migliore è quella di insistere perché si lavino spesso le mani, insegnando loro come fare per ottenere buoni risultati. Molte società scientifiche hanno sul loro sito web dei video e delle diapositive istruttive al proposito.
7. C’è correlazione tra cibo e Coronavirus? Ci sono delle misure preventive che bisogna prendere nei confronti, ad esempio, della frutta e della verdura cruda?
Come già detto meglio mangiare cibi cotti perché il virus persiste a temperatura ambiente e comunque lavare tutto molto bene.
8. Utilizzare disinfettanti per le mani e per le superfici è una misura preventiva efficace? Consiglia di farlo?
I disinfettanti per le mani sono utili quando non ci si può lavare le mani con il sapone. La disinfezione delle superfici è anch’essa utile. A questo proposito conviene ricordare che l’ipoclorito di sodio (la vecchia candeggina) è quello che costa meno e funziona meglio.
9. Indossare la mascherina è effettivamente utile? La consiglia?
La mascherina ideale è quella con filtro. La mascherina chirurgica è meno utile ma può fare comunque qualcosa se la si usa in ambienti a maggior rischio e la si dispone bene a coprire naso e bocca con estensione sulle guance. Ricordarsi che anche le congiuntive possono essere una sede di penetrazione del virus. Ciò spiega perché chi lavora a stretto contato con infetti mette appositi occhiali protettivi.
10. Come dobbiamo comportarci esattamente se sospettiamo di aver contratto il Coronavirus o se pensiamo che i nostri bambini possano essersi ammalati?
Non andare in ospedale o dal proprio medico per evitare di trasmettere l’infezione se presente ma chiamare il 112 che darà informazioni su come comportarsi e, se ritenuto necessario, come seguire una via certa per una conferma od esclusione dell’infezione.
11. In caso dovessimo risultate positivi al test cosa dobbiamo aspettarci? E’ obbligatorio il ricovero? Come evolve la malattia e quali sono le reali percentuali di prognosi positiva?
Il ricovero non è obbligatorio. Se le condizioni sono buone e la mattia appare lieve si può fare un controllo domiciliare continuativo. Se la malattia evolve negativamente si sarà ricoverati dove il sistema sanitario ritiene più opportuno in base alla gravità e ai sintomi.
12. E’ vero che, attualmente, sembra che i bambini siano meno inclini a essere contagiati e che reagiscano meglio, quindi abbiano maggior tasso di guarigione?
I dati raccolti in Cina effettivamente indicano che i bambini sono meno colpiti dall’infezione e che, in genere fanno malattie lievi. Non è chiaro perché la COVid-9 si comporti diversamente dall’influenza che, al contrario, può essere importante per i bambini sotto i 2 anni che si ammalano di più.